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Quando il “turnover” rischia di diventare un autogol
La ragion di Status contro la “ragione pura”.

In politica vi sono regole che pur non essendo scritte assurgono a rango di ineludibile consuetudine, e si fa davvero fatica a non seguirle.

E’ questo il caso del “turnover” degli assessori delegati dal Sindaco di un piccolo Comune come Frignano.

Intendiamoci, l’idea in sé non è sbagliata e, di primo acchito, parrebbe il miglior metodo possibile per assicurare un pluralismo interno alla maggioranza, permettendo a tutte le preferenze raccolte dalla compagine alla guida di aver voce in capitolo e di tentare di tradurre in realtà le promesse fatte dai singoli candidati, spingendo dall’interno della maggioranza per l’attuazione del programma personale esposto in campagna elettorale ai propri elettori.

Questa è la favola; senza lupi e senza maghi, senza principi e senza carrozze.

Il punto è che a Frignano, in campagna elettorale, nessuno ha proposto o promesso nulla e l’elettorato (in larga misura) ha votato per amicizia o per rancore.

La verità, quindi, è che ognuno degli eletti in maggioranza reclama il proprio turno di potere (o presunto tale) e di visibilità politica (da spendere in divenire) … e ad essere il più prosaici possibile, anche l’appannaggio economico che deriva dalla delega di assessore, ultimamente anche accresciutosi.

Ora, tanto la realtà quanto la favola sono giuste ma la domanda che ognuno deve porsi in questo “giro di boa”, (in primis il Sindaco) è se sia o meno opportuno e conveniente, una volta avviata la fase delicata di dissesto – dipesa in larga misura dalla esposizione presunta futura dell’ente in numerosi contenziosi, nonché dall’enorme buco delle entrate, figlio degenere dalla significativa evasione fiscale – cambiare la compagine che ha assunto questo onere. Il tutto prima di aver completato le fasi iniziali della “tradizione” delle informazioni e delle “carte” al Ministero dell’Interno.

Insomma, la così detta “ragion di status” dei singoli Consiglieri, a giudizio di chi scrive, in questo particolare momento storico – amministrativo, deve essere superata dalle necessità tecniche. Ci sono in merito numerosi riferimenti storici. Si pensi ad esempio alle precedenti Giunte, allorquando la pratica di relegare in panchina assessori chiave (per invidie o bramosie) non ha mai giovato all’azione amministrativa. Le competenze non sono così irrilevanti come si vuol far intendere e non è tempo di far politica con la “p” minuscola. Le vacche sono magre e speriamo non lo restino per i prossimi sette anni biblici.

Il momento e’ particolare e più che ai personalismi si dovrebbe badare alle competenze. Se fosse necessario, per dirimere qualsiasi contesa, anche ricorrendo a elementi tecnici di provata esperienza. Nulla importerebbe se questi non fossero nemmeno annoverabili far gli eletti.

Infondo, ma qui si rischia d’essere etichettati malpensanti, la carica e la spinta di chi viene accantonato non può pretendersi resti al massimo. Questo è ancor più vero quando chi viene posto a riposo è pressato da proprie esigenze professionali e familiari, a suo tempo accantonate per dare seriamente una mano.

La domanda che va posta al Sindaco, al di là degli accordi politici più o meno esistenti, è se sia giusto o meno cambiare squadra nel momento in cui ci si a appresta a far partire una delicata fase amministrativa e a compiere scelte importanti in relazione a come riorganizzare il meccanismo di riscossione erariale.

Il periodo storico da poco alle spalle ha decretato la sconfitta della filosofia politica del livellamento, propinata per anni dal Movimento cinque stelle, insegnando (a caro prezzo) che “uno non vale uno”.

L’invito alla riflessione appare quanto mai doveroso.
Michele Sabatino